Genesi 14,18-20
Salmo 109
I Corinti 11.13-26
Luca 9, 11b-17
Ogni volta come se fosse la Prima Comunione
In questa Solennità celebriamo e tocchiamo la fonte e l’apice di tutta la vita cristiana, come ci insegna il Concilio Vaticano II (LG 11). Questa festa non è solo un evento da celebrare, ma un dono da accogliere: l’Eucaristia, Gesù che si fa pane per noi! Diceva Don Divo Barsotti: “Né a noi, né a Dio è bastata la Parola. Troppa fame ha l’uomo. Dio ha dovuto dare la sua carne, il suo sangue”. Il Vangelo ci presenta l’episodio del miracolo dei pani. Gesù è intento a parlare a migliaia di persone “e a guarire quanti avevano bisogno di cure” (Lc 9,11b). Sul far della sera, i discepoli si avvicinano a Gesù e Gli dicono: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare cibo” (Lc 9,12). Ma Gesù non ha mai mandato via nessuno. Anzi vuole fare di quel luogo deserto una casa calda di pane e di affetto. E allora imprime un improvviso cambio di direzione, attraverso una richiesta che appare illogica ai suoi: “Voi stessi date loro da mangiare” (Lc 9,13). Ma è una richiesta impossibile: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci” (Lc 9,13b). Ma il Signore vuole che nei suoi discepoli metta radici il suo coraggio e il miracolo del dono. C’è pane sulla terra a sufficienza per la fame di tutti, ma non è sufficiente a causa dell’avidità di pochi. Eppure chi dona non diventa mai povero. La vita vive di vita donata.
Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo, fattivo, di mani: dare (“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio (Gv3,16); “non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici” (Gv15,13). Poi Gesù “prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla” (Lc 9,16). E quel cibo non finisce, finché tutti ne hanno ricevuto a sazietà. La sorpresa è vedere che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, a sazietà, il mio pane, ma nello spartire il poco che ho: un po’ di tempo, un po’ di cuore, un sorriso, una carezza… Gesù ha compassione della gente. Con quel gesto anticipa il memoriale del suo Sacrificio, cioè l’Eucaristia, sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, donati per la salvezza del mondo. Gesù nel pane spezzato spezza la sua esistenza, come pane buono, perché ognuno di noi se ne nutra. Ci dice Papa Francesco: “Accogliamo con stupore, gioia e gratitudine il dono stupendo dell’Eucaristia. Non andiamo a comunicarci per abitudine, ma ogni volta che riceviamo l’Eucaristia rinnoviamo davvero il nostro “amen” al Corpo di Cristo. Che sia un “amen” che viene dal cuore. E’ Gesù che mi ha salvato, è Gesù che viene a darmi la forza per vivere, è Gesù, Gesù vivo!: come se fosse la prima comunione!”
Chiediamoci: Dopo aver ricevuto Gesù Eucaristia, Gli dono un po’ di tempo per ringraziarLo, per ascoltarLo, per lasciarmi educare e guidare da Lui?
Preghiera: O Signore, con l’aiuto di Maria, fa’ che spezzando e mangiando il Pane di vita impariamo a condividere anche il pane terreno e il pane del sorriso e della compassione con ogni nostro fratello.