Malachia 1,14-2,2b.8-10
Salmo 130
1Tessalonicesi 2,7b-9.13
Matteo 23,1-12
Gesù apprezza la fatica, ma rimprovera l’ipocrisia
La profezia è un ottimo esame di coscienza per scoprire come esercitiamo i nostri piccoli poteri. L’apostolo Paolo comunica che la Parola di Dio in noi agisce, lavora e illumina già solo per averle dato ascolto. Nel Vangelo di oggi Gesù, negli ultimi giorni della sua vita, da una parte rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, dall’altra lascia importanti consegne ai cristiani di tutti i tempi, quindi anche a noi. Egli dice alla folla: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno” (Mt 23,1-3). Gesù non si scaglia mai contro la debolezza dei piccoli, ma contro l’ipocrisia dei pii e dei potenti. Gesù non rimprovera la fatica di chi non riesce a vivere in pienezza il sogno evangelico, ma l’ipocrisia di chi neppure si avvia verso l’ideale, di chi neppure comincia un cammino, e tuttavia vuole apparire giusto. Non siamo nel mondo per essere immacolati, ma per essere incamminati; non per essere perfetti, ma per iniziare percorsi. Oltre l’ipocrisia, c’è anche la vanità: “tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente” (Mt 23,5a): vivono per l’immagine, recitano…quante volte ci preoccupiamo solo di apparire! Il terzo peccato è l’amore del potere: “Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”; ma Gesù non si ferma qui, a un modello di uguaglianza sociale, prosegue con un altro capovolgimento: “Chi tra voi è più grande sarà vostro servo” (Mt23,11). Servo è la più sorprendente definizione che Gesù dà di sé stesso: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve”. Servire vuol dire vivere “a partire da me, ma non per me” (M.Buber). Ci sono nella vita tre verbi mortiferi, maledetti: “Avere, salire, comandare”, ad essi Gesù oppone tre verbi benedetti: “Dare, scendere, servire”. Se fai così sei felice!
Preghiera: O Maria, “umile e alta più che creatura” (Dante, Paradiso, XXXIII,2), aiutaci, con la tua materna intercessione, a rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità, e ad essere miti e docili all’amore che viene da Dio, per il servizio ai nostri fratelli e per la loro gioia, che sarà anche la nostra.