Ezechiele 18,25-28
Salmo 24
Filippesi 2,1-11
Matteo 21,28-32
Gesù ci chiede: Siamo cristiani di facciata o di sostanza?
Il profeta Ezechiele ci richiama: il male porta alla morte, il bene porta alla vita. Tuttavia nessuna situazione di peccato è irreversibile, perché “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (prima lettura). San Paolo nella Lettera ai Filippesi ci invita ad avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, costruendo l’unità nell’umiltà. Nel Vangelo di questa domenica Gesù si oppone ad una religiosità che non coinvolge la vita umana, che non interpella la coscienza e la sua responsabilità di fronte al bene e al male. Lo dimostra con la parabola dei due figli. All’invito del padre ad andare a lavorare nella vigna, il primo figlio risponde impulsivamente: “Non ne ho voglia”, ma poi si pentì e vi andò” (Mt21,29); invece il secondo figlio rispose: “Si, Signore”, ma non vi andò” (Mt21,30). Chi fa la migliore figura è il primo fratello, non perché ha detto “no” a suo padre, ma perché dopo il “no” si è convertito al “si”, si è pentito. “Pentirsi significa cambiare modo di vedere il padre e la vigna: la vigna è molto più che fatica e sudore, è il luogo dove è racchiusa una profezia di gioia (il vino) per tutta la casa. E il padre è custode della gioia condivisa” (P. Ermes Ronchi). Nel nostro cuore abitano entrambi i fratelli. La parabola sembra suggerirci che la vita cristiana non è un esercizio muscolare della nostra presunta perfezione; è in realtà il cammino di uomini e donne che sbagliano, ma che sanno ripensarci a riconoscere il proprio errore. Non uomini e donne impeccabili, ma figli che ce la mettono tutta, che ci provano ancora e ancora e, almeno alla fine, si convertono. La conversione è un processo anche doloroso, perché non c’è la strada della santità senza qualche rinuncia e senza il combattimento spirituale. Combattere per il bene, combattere per non cadere nella tentazione, fare da parte nostra quello che possiamo, per arrivare a vivere nella pace e nella gioia delle Beatitudini. Il Vangelo di oggi ci chiama all’autenticità della vita cristiana, che non è fatta di esteriorità e di belle aspirazioni, ma di impegni concreti, per aprirci sempre alla volontà di Dio e all’amore verso i fratelli. Ma questo, anche il più piccolo impegno concreto, non si può fare senza la grazia. La conversione è una grazia che dobbiamo chiedere sempre: “Signore dammi la grazia di migliorare. Dammi la grazia di essere un buon cristiano!”. Dio si fida del mio cuore; E io “accosterò le mie labbra alla sorgente del cuore” (San Bernardo) “perché da esso sgorga la vita” (Proverbi 4,23), il senso, la conversione: “Dio non è un dovere, è stupore e libertà, un vino di festa per il futuro del mondo” (P. Ermes Ronchi).
Preghiera: O Maria, aiutaci ad essere docili all’azione dello Spirito Santo. Egli è Colui che scioglie la durezza dei cuori e li dispone al pentimento, per ottenere la vita e la salvezza promesse da Gesù.