Pensiero della XIII Domenica del Tempo Ordinario

2 Re 4,8-11.14-16
Salmo 88
Romani 6,3-4.8-11
Matteo 10,37-42

L’accoglienza

Il verbo “accogliereappare per ben sei volte nel brano del Vangelo di questa domenica. Addirittura tra la prima lettura e il Vangelo c’è una connessione letterale: “la donna facoltosa” di Sunem che accoglie con premura il profeta Eliseo attualizza il detto di Gesù, che nel Vangelo dice: “chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta” (Mt10,41). E’ un’accoglienza carica di delicatezza, quella riservata ad Eliseo dalla donna di Sunem. Si nota, infatti, la finezza del quadretto disegnato dal libro dei Re: in quella camera fresca e pulita quella coppia di anziani coniugi aveva preparato con amore ogni particolare, dal letto al tavolo, dalla sedia alla lampada, cosicché il profeta potesse “ritirarsi”, ritrovando così il silenzio per la sua riflessione e la carica fisica e psichica per riprendere il suo cammino di missionario. C’è poi un’accoglienza ancora più bella e gioiosa: è quella che ha alla base non tanto, e non solo un desiderio di ospitalità, di apertura, di generosità, ma la convinzione che dietro la fisionomia di ogni creatura si nasconde il volto stesso di Cristo. Gesù dice: “Chi accoglie voi, accoglie me” (Mt10,40a). Il Signore poi prospetta un’accoglienza definitiva che è la sua sequela, cioè il seguire Lui fino alla croce per amarlo sopra ogni cosa. “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me…chi non prende la propria croce e non mi segue non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt10,37-39). Essere degni di Gesù, è mettere ordine agli affetti e disporsi a fare della propria vita un dono, proprio come ha fatto Gesù. Fare dono di sé non è il gesto eroico che può capitare oppure no, ma è il quotidiano e concreto impegno di attenzione all’altro: un’attenzione fatta di piccole cose, come il dare un “bicchiere d’acqua”, come dice Gesù nel Vangelo. Quanti “bicchieri d’acqua” il Signore ci mette nelle condizioni di dare ogni giorno? E allora “perdere la propria vita” vuol dire per Gesù, dare, donare attivamente, senza trattenere per sé. La fede e l’amore, sanno pre-vedere e prov- vedere, così come fa Dio, perché lui è Sapienza che pre-vede, e Provvidenza che prov-vede.

Preghiera: O Maria Santissima, che hai amato Gesù più della tua stessa vita e lo hai seguito fino alla croce, aiutaci a perdere la nostra vita per donarla e ritrovarla piena di gusto, sull’esempio di Gesù.

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