Esodo 17,8-13
Salmo 120
2Timoteo 3,14-4,2
Luca 18,1-8
Nel pregare non conta la quantità, ma la verità: Dio ascolta il nostro grido
La preghiera costante, che poggia sulla fedeltà di Dio alla sua alleanza e sulla fiducia che il popolo ripone in lui, consente di sbaragliare i nemici e di spianare la strada verso la terra promessa. E’ quello che fa Mosè con le mani alzate (Prima Lettura). Paolo indica al figlio spirituale Timoteo le caratteristiche del cristiano adulto: saldo nella fede e aggrappato alla sacra Scrittura. Nel Vangelo di oggi Gesù ci presenta una parabola “sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc18,1). La protagonista è una vedova che, a forza di supplicare un giudice disonesto, riesce a farsi fare giustizia da lui. E Gesù conclude: “E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc18,7-8). La vedova del Vangelo chiede giustizia al Signore, cerca il suo diritto di essere accolta, ascoltata e riconosciuta. Chiedere giustizia a Dio non vuol dire che Lui risolva i nostri problemi, ma che ci renda capaci di fare veramente ciò che Lui ci comanda, rimanendo in sintonia con il progetto di Dio: “Sia fatta la tua volontà” (Padre nostro). Dice Bonhoeffer: “Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste, bensì le sue promesse”. Pregare non equivale a dire tante preghiere, spesso la stanchezza e le distrazioni aumentano in proporzione alla durata. Allora come è possibile “pregare sempre” mentre abbiamo da fare altro? Sarebbe un guaio che un chirurgo mentre opera, pensasse ai misteri del rosario, o un insegnante mentre insegna, mormorasse i salmi. Anche se non è vero che tutto quello che facciamo è preghiera, è il modo con cui lo facciamo e il clima che viviamo. Ecco! Si tratta proprio di vivere un clima di preghiera. Un esempio può spiegarlo: Durante l’inverno non è necessario tenere sempre accesa la caldaia del riscaldamento, ma quel tempo sufficiente per garantire quel tepore in tutta l’atmosfera della casa. Nel caso poi che la temperatura cali, basta riaccendere un po’ la caldaia. Così avviene per la preghiera: il tempo della caldaia accesa è quello che dobbiamo dare alla preghiera formale, il tepore è l’atmosfera spirituale che si vive dopo aver pregato. Per poter pregare bene bisogna andare nel profondo del nostro cuore e trovare lì la ragione come Dio ci ha amato e come ci ama; così si riscalda d’amore tutta la nostra giornata, che diventa preghiera. E’un’esperienza incantevole. Vi auguro di farla.
Chiediamoci: La preghiera è un respirare l’amore di Dio che non mi abbandona mai? So ascoltare la voce dello Spirito che parla in me attraverso la Parola di Dio?
Preghiera: O Gesù, donaci la fede di chi fa sgorgare la preghiera dalla tua Parola, ascoltata con attenzione, meditata con amore, realizzata con impegno. Donaci la fede di chi crede che la cosa più sicura sia mettere la propria vita nelle mani del Padre con semplicità.