Pensiero della Terza Domenica di Avvento

Isaia 35,1-6.8-10

Salmo 146

Giacomo 5,7-10

Matteo 11,2-11

La gioia vera per il Signore che viene

E’ la Domenica della gioia e le Letture mostrano il contenuto e le modalità della gioia. Gioia perché Dio viene a salvarci e si prenderà cura di tutto l’uomo e di tutte le sue ferite, aprendo una nuova strada di salvezza (Prima Lettura). Gioia perché la venuta del Signore è certa, e non ci deve essere né impazienza, né un atteggiamento passivo e silenzioso, bensì uno stile carico di carità e di impegno (Seconda Lettura). Nel Vangelo ritroviamo Giovanni, ma in un’altra veste: è in ricerca: “Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt11,2-3). Giovanni scruta, attende, si interroga circa il senso di ciò che sta accadendo attorno a sé e dentro di sé. Egli che ha chiesto la conversione a tutti, ora deve lasciarsi ammaestrare proprio dai suoi. Sono i suoi a raccontargli ciò che accade, ma è lui a comprendere di essere di fronte all’opera di Dio, che è sempre sorprendente, e aldilà del nostro immaginario. La domanda di Giovanni attraversa i secoli e risuona più viva che mai in un’epoca in cui ci troviamo disorientati di fronte all’apparente silenzio di Dio nella nostra società scristianizzata. Ci aspettavamo dal Vangelo delle risposte, ed esso ci pone delle domande; cercavamo soluzioni pronte, ed esso ci invita a inventarle; pensavamo di assistere a manifestazioni spettacolari, ed esso si sottomette alla legge di ogni lenta germinazione. Quanta fatica facciamo ad accettare che il cristianesimo sia una questione di libertà e di amore, e quindi di fede e di rischio! Come Giovanni dobbiamo entrare nell’avvento della nostra fede e riconoscere il volto che Dio ha scelto di assumere in Gesù Cristo, umile, misericordioso, liberatore. E Gesù invita a guardare, ad osservare, ad ascoltare: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo” (Mt11,4-6). E tutto ciò porta la vera gioia. Infatti il Vangelo di oggi ci invita a non confondere gioia con trionfo, pace con potere, messia con sovrano. E’ importante la beatitudine del v.6; “Beato chi non si scandalizza di me”. Oggi siamo chiamati a capire lo stile di Dio. “Siate pazienti anche voi” come lo è Dio, ci ammonisce Giacomo. E l’altro nome della pazienza è fiducia o speranza. Bernanos scriveva: “E’ con satana che la tristezza e l’inquietudine disperata entrano nel mondo”. E’ bello ricordare la parola di Papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium:“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù sempre nasce e rinasce la gioia”.

Il quotidiano: So uscire dall’abitudine e dall’obbligo per aderire con gioia ad una fede segnata da libertà e gratuità?

Preghiera: Donacio Maria, la gioia di accogliere nella nostra vita lo stile e il messaggio del tuo Figlio, per essere cristiani non solo credenti, ma credibili.

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