Pensiero della Quinta Domenica del Tempo Ordinario

Isaia 58,7-10

Salmo 111

1Corinzi 2,1-5

Matteo 5,13-16

Cogliere il senso della vita

Dio, nella prima lettura, ci invita a vivere il digiuno come occasione di condivisione e di compassione. San Paolo nella seconda lettura dichiara che la sua missione si fonda unicamente su Cristo Crocifisso. Nel Vangelo di oggi, Gesù dice ai suoi: “Voi siete il sale della terra […]. Voi siete la luce del mondo” (vv.13.14). Egli utilizza un linguaggio simbolico per indicare a quanti intendono seguirlo alcuni criteri per vivere la presenza e la testimonianza nel mondo. Il sale è fatto per salare, cioè per essere preso dal posto dove si trova, essere gettato nel mondo e dare sapore a tutto ciò che tocca. Sciogliendosi e perdendosi realizza la sua vocazione; se volesse conservare il suo sapore rimanendo nella saliera, in realtà lo perderebbe. Così è la luce che rischiara e illumina e permette di orientarsi nell’oscurità, di intravedere un cammino proprio là dove sembra regnare le tenebre. Quando i discepoli avevano incontrato il Signore, la loro esistenza aveva assaporato un gusto e una luce mai provati prima. La condivisione della sua vita, l’ascolto della sua parola, la profondità del suo sguardo, la verità dei suoi gesti riscattavano tanti aspetti delle loro storie altrimenti rimaste senza un perché. Una ragazza, morta suicida per un insuccesso scolastico, aveva nella tasca dei suoi jeans un bigliettino arrotolato indirizzato ai suoi e alla scuola: “Mi avete dato il necessario e anche il superfluo. Mi è mancato l’indispensabile”. I discepoli avrebbero potuto essere sale e luce solo nella misura in cui avessero condiviso il sale e la luce che avevano trovato in Gesù. Questo il nostro compito: aiutare a scoprire il senso di ogni cosa. Compito del sale è esaltare le caratteristiche proprie dei prodotti con cui entra a contatto; compito della luce: evidenziare l’aspetto specifico di persone e oggetti. Quando veniamo alla luce, siamo corredati di ogni cosa per far fronte alla vita: riceviamo calore, affetto, cure. Tuttavia, nessuno ci correda del senso di ciò che viviamo: infatti quando non riusciamo a coglierlo, tutto ci sembra incolore e insapore. La presenza di Cristo nella mia vita muta lo sguardo, cambia il pensiero, modella il linguaggio, rende vero l’amore, mi aiuta ad attraversare il dolore, diventa compagno nella morte: Gesù ha vinto la morte e per questo non mi abbandona nella nebbia del non-senso. Ecco la pro-esistenza, per dirla con Bonhoeffer: cioè la vita per donarsi, per amare. Il mondo e la terra sono luoghi da amare, da trasformare, restituendo loro il senso di cui necessitano, non già realtà da combattere.

Il quotidiano: Sono convinto che la fede non è un fatto privato da vivere personalmente, ma un dono da condividere per dare senso e gusto alla mia vita e a quella degli altri?

La preghiera: O Maria aiutaci ad essere sale e luce in mezzo alla gente, portando a tutti, con la vita e la parola, la buona notizia dell’amore di Dio.

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