Pensiero della Quindicesima Domenica del Tempo Ordinario

Deuteronomio 30,10-14
Salmo 68
Colossesi 1,15-20
Luca 10.25-37


Capaci di compassione
Nella Prima Lettura, Mosè rivolto al suo popolo, ormai prossimo all’ingresso nella terra promessa, fa presente che la legge del Signore e la conversione derivano dall’ascolto della sua Parola, la quale non è troppo distante, ma è posta sulla bocca e sul cuore di ciascuno. Nella Seconda Lettura Cristo è presentato come il primogenito e il mediatore di tutta la creazione; in Lui tutto è stato non solo creato, ma redento e riconciliato con Dio. Oggi il Vangelo presenta la celebre parabola del Buon Samaritano. Interrogato da un dottore della legge su ciò che è necessario per ereditare la vita eterna, Gesù lo invita a trovare la risposta nelle Scritture, e dice: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso” (Lc10,27).
E quell’uomo chiede ancora: “E chi è il mio prossimo?” (Lc10,29). E Gesù risponde con una delle più belle parabole del Vangelo. Dice Papa Francesco: “Questa parabola è diventata paradigmatica della vita cristiana. E’ il modello di come deve agire un cristiano”. Un tale scende da Gerusalemme a Gerico e cade vittima dei briganti, i quali, dopo averlo spogliato e bastonato, si allontanano da lui lasciandolo a terra agonizzante. Un sacerdote e un levita si accorgono del ferito, ma passano oltre. Un Samaritano invece “vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite…” (Lc10.33-34). Un samaritano: gente, in quei tempi, ostile e disprezzata, che non frequenta il tempio, si commuove, si fa vicino, si fa prossimo. Non c’è umanità possibile, senza compassione. I primi tre gesti concreti: vedere, fermarsi, toccare, tracciano i primi tre passi della risposta a “chi è il mio prossimo”. Fatti tu stesso prossimo a chiunque! Vedere e lasciarsi ferire dalle ferite dell’altro. Il mondo è un immenso pianto, e “Dio naviga in questo fiume di lacrime” (Turoldo), invisibili però a chi ha perduto gli occhi del cuore, come il sacerdote e il levita. Fermarsi addosso alla vita che geme. Io ha fatto molto per questo mondo ogni volta che semplicemente sospendo la mia corsa per dire “eccomi sono qui”. Toccare: il samaritano versa olio e vino, fascia le ferite dell’uomo, lo solleva, lo carica, lo porta, se ne prende cura in seguito. Toccare l’altro è dirgli: “Sono qui per te, ti accetto così come sei”. Chi è che si è fatto vicino all’uomo? E’ Gesù, è Lui il Buon Samaritano. E’ Lui che ci insegna ad avere misericordia e compassione. “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36).
Chiediamoci: Cerco di essere prossimo dell’altro con la presenza, la comprensione, l’ascolto, la condivisione, la preghiera?
Preghiera: O Maria, aiutaci a comprendere e soprattutto a vivere sempre più il legame profondo che c’è tra l’amore per Dio, nostro Padre e l’amore concreto e generoso per i nostri fratelli. Donaci la grazia di avere e di crescere nella compassione.

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