2Samuele 5,1-3
Salmo 121
Colossesi 1,12-20
Luca 23,35-43
Un Dio che si sacrifica per l’uomo: L’onnipotenza dell’amore
La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo corona e conclude l’anno liturgico. Il Vangelo presenta la regalità di Gesù al culmine della sua opera di salvezza, e lo fa in un modo sorprendente. “Il Cristo di Dio, l’eletto, il Re” (Lc23,35.37) appare senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore. La sua regalità è paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete. Davvero il regno di Gesù non è di questo mondo (cfr Gv 18,36); ma proprio in esso, ci dice l’Apostolo Paolo nella seconda lettura, troviamo la redenzione e il perdono (cfr Col 1,13-14). Infatti la grandezza del suo regno non è la potenza secondo il mondo, ma l’amore di Dio, un amore capace di raggiungere e risanare ogni cosa.
“Salva te stesso!”: nel racconto di Luca, che oggi ci viene proposto, questa frase è ripetuta per ben tre volte; prima dai capi, poi dai soldati ed infine da uno dei due condannati accanto a Gesù. Questa frase costituisce la vera, grande tentazione, quella che il diavolo ha riservato a questo momento decisivo, come aveva fatto già nel deserto. L’Innocente è arrivato al capolinea: sta per morire in modo atroce, senza averlo meritato. Non ha fatto nulla di male, ha solo guarito, liberato, perdonato, trasmesso speranza. Perché questo finale? Qual è la volontà del Padre in questo momento tragico? Gesù sa di essere chiamato a realizzare un disegno d’amore. E’ disarmato e disarmante, privo di difese, esposto alla violenza, ma insieme disposto ad offrire tutto, fino in fondo, senza trattenere nulla per sé. No, non è venuto a salvare sé stesso. E’ il Figlio che diventa il Servo, il Signore che accetta di spezzare sé stesso e di pensare agli altri: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42): prega il ladro morente; “Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc23,43): risponde l’Amore. “Ricordati”: prega la paura; “ti terrò con me” risponde l’Amore. “Solo ricordati e mi basta”: prega l’ultimo respiro di vita; “Sarai con me” risponde l’Immortale, non solo nel ricordo ma in un abbraccio eterno. E il primo Santo, canonizzato da Gesù, è un delinquente pentito, il primo ad entrare nella gloria di Dio, nel Paradiso.
Chiediamoci : Sperimento che Gesù è il re che vuole solo il mio bene perché mi ama, mi perdona e mi vuole tutto per sé nell’abbraccio eterno?
Preghiera: “Signore Gesù, gli uccelli hanno i loro nidi e le volpi le loro tane, ma tu non hai dove posare il capo. Tu non hai avuto un tetto su questa terra, tuttavia eri tu l’unico luogo segreto in cui il peccatore potesse trovar rifugio. Anche oggi tu sei il rifugio, quando il peccatore corre a te, si nasconde in te, è nascosto in te, allora egli è eternamente difeso, perché l’amore nasconde la moltitudine dei peccati” (S. Kierkegaard).