Carissimi, che bella sensazione quest’anno nel rientrare di nuovo nelle vostre case, dopo un lungo periodo di tre anni.
“Finalmente, Don Mauro, ci incontriamo!”: questa è stata l’espressione più diffusa durante la Benedizione Pasquale. Eh, si! Veramente sentivamo tutti il bisogno di guardarci un po’ di più negli occhi, per scambiarci qualche parola e anche qualche preoccupazione.
In fondo abbiamo sperimentato quanto il Signore non ci ha mai abbandonato: ha tenuto una mano sulla nostra testa nel momento della prova, ci ha ridonato coraggio nella risalita. Non una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza, insieme ad un ottimismo di giornata; ma un vero dono del cielo, che non potevamo procurarci da soli.
La speranza di Gesù, che ha origine dalla sua Pasqua, è la certezza profonda che Dio sa volgere tutto al bene, proprio perché perfino dalla tomba fa scaturire la vita. La tomba è il luogo dove chi entra non esce. Ma Gesù è uscito per noi, è risorto per noi, per portare vita dove c’era morte. Lui, che ha ribaltato il masso all’ingresso del sepolcro, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore, perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza.
E’ Lui, il Risorto che rialza noi bisognosi. Se sei debole e fragile nel cammino, se cadi, non temere, Dio ti tende la mano e ti dice “Coraggio! Non temere!” Ma tu potresti dire, come Don Abbondio: “Il coraggio, uno non se lo può dare” (I promessi sposi, XXV). E’ vero, non te lo puoi dare, ma lo puoi ricevere come dono. Basta aprire il cuore nella preghiera, basta sollevare un poco quella pietra posta all’imboccatura del cuore per lasciare entrare la luce di Gesù. Lasciamoci invadere dalla luce di amore e di bontà del Risorto, non ci deluderà.
E’ questo il mio sincero e cordiale augurio per una Buona e Santa Pasqua. Con affetto e amicizia, uniti in Cristo, Don Mauro.